Prendiamo Posizione per la giustizia e la dignità

Prendiamo Posizione per la giustizia e la dignità

a cura di Fiorella Capasso,Fiodanice-Cultures en dialogue
Novembre 2019

Abbiamo preparato una nuova veste al Sito dell’Unità Italia-Malta spinte dal desiderio di valorizzare gli antichi carismi da cui la nostra missione trae linfa spirituale e operativa da quasi 400 anni: quattro secoli di consapevolezza e di compassione, specialmente con le ragazze e le donne e i bambini, le cui condizioni sociali implorano misericordia e riconciliazione”(Dichiarazione di Posizione di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore 2018).

Ci ha spinto pure il desiderio di contribuire lavoro di rinnovamento continuo che percorre la vita della Congregazione che, per i nostri tempi, invita a mettere in circolo “nuove risposte in materia di giustizia sociale” in quanto “la giustizia è parte integrante della nostra missione di riconciliazione: era il 25° Capitolo di Congregazione del 1985. In quegli anni si apriva per noi l’incontro della cultura laica con quella religiosa, intorno alla domanda di fondo che gli uomini si trasmettono di generazione in generazione e che per i credenti affonda le radici nel Primo Testamento Cercate di essere veramente giusti (Deuteronomio 16,18-20) e nell’insegnamento evangelico Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e farisei…” (Matteo 5,20-26 ).

Oggi, in sintonia con la recente revisione delle Dichiarazioni di Posizione 2018 curata dall’Ufficio Internazionale di Giustizia e Pace del Buon Pastore, prendiamo posizione per la giustizia e la dignità. In un mondo di crescenti disuguaglianze urge che il rispetto diventi uno stile di relazione con l’altro e apra a esperienze di bene non come entità astratta, ma riconosciuto nella vita delle persone e delle cose. Le Dichiarazioni di Posizione 2018 si rivelano per noi “un riferimento e una risorsa” utili alla realizzazione d una missione caratterizzata da “un’accoglienza caritatevole e dallo sviluppo di programmi pertinenti che includono attività dinamiche di patrocinio e di politiche che richiedono giustizia nei sistemi e nelle strutture dei programmi, dei governi, della Chiesa e delle entità sociali” (Introduzione a Dichiarazioni di Posizione 2018). Esse rappresentano per noi anche un chiaro orientamento a favorire un “movimento” tra la giustizia e la misericordia, cioè ad innescare tenerezza, amore, nel senso evangelico di “caritas”.

Per questo nelle nostre attività ci impegniamo a tradurre la giustizia in riconoscimento della dignità di ogni persona, i suoi diritti umani fondamentali, la libertà di ognuno, l’assenza di discriminazioni a motivo della fede, della razza, della cultura, del sesso.

Per noi Giustizia è diritto di ciascuna creatura umana alla vita, alla terra, al cibo, all’acqua, ad un’educazione che renda ogni persona più pienamente consapevole di questi suoi diritti, più capace di bene, di speranza, di solidarietà e di autodeterminazione nella sua vita. Questo bene personale presuppone il bene comune, la giustizia sociale soprattutto per i poveri, l’equilibrio sociale e la stabilità dell’ordine sociale e politico.

La nostra Posizione non è mai fissa, ha una suo dinamismo, una sua capacità di interagire con le situazioni, ha un proprio carattere, una propria energia alimentata da valori inclusivi, ha dei principi che la sostengono e che la fanno diventare propositiva, ha una sua vita, una sua capacità di portare uno sguardo aperto sull’orizzonte e di promuovere processi, più che di occupare spazi, come ci ricorda anche Papa Francesco.

Prendere posizione è impegno ad uscire, “ad uscire da se stessi ed essere pellegrini” (EG, 124) ; è impegno a mobilitare in una logica di reciprocità, affinché ciascuno possa scoprirsi capace di partecipare alla costruzione di una società che cresce e fa crescere in umanità, in cui esprimersi liberamente, senza il timore di essere tagliati fuori dall’indifferenza e dalla cultura dello scarto.

Prendiamo posizione combinando l’approccio ai diritti – che ha a cuore la sorte di “categorie“ svantaggiate (donne, bambini, migranti, rifugiati ecc.) con l’approccio delle capacità, più chiaramente orientato alle specifiche persone, viste come esseri umani singolari, portatori di una domanda di dignità, alla ricerca di un riconoscimento delle loro capacità, di ciò’ che sono e hanno da dare, dentro, ma non rinchiusi nella loro “bisognosità”.

E’ una sfida straordinaria, di quelle epocali. Forse la nostra fondatrice Santa Maria Eufrasia sta sorridendo con tenerezza: il mondo è radicalmente cambiato rispetto a quello in cui Lei ha vissuto nella prima metà del secolo XVIII, ma immutato resta lo stile del nostro intervenire per la giustizia e la dignità: fare e far fare esperienza di bene personale e di Bene Comune.

“Quello che si svolge da noi, è come il lavoro misterioso d’un alveare, nel quale ciascuna si occupa del bene comune.”

(Santa Maria Eufrasia,Trattenimenti, cap. 50)