2 OTTOBRE – Giornata Mondiale della nonviolenza
“La nonviolenza è la più grande forza a disposizione del genere umano”
Mahatma Gandhi
La giornata internazionale della nonviolenza è stata promossa dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2007 e viene celebrata il 2 ottobre, data di nascita del Mahatma Gandhi. La sua sarà una vita di continue testimonianze: la nonviolenza non è solo la negazione della violenza e non solo un metodo di azione, è uno stile di vita che si distingue dal pacifismo che invece è una lotta per il disarmo.
Mohandas Karamchand Gandhi nasce il 2 ottobre 1869 a Porbandar, in una famiglia di ricchi mercanti di Gudjerat, nel nord-ovest dell’allora Impero britannico indiano. Studia legge a Londra e poi, troppo timido per perorare la causa in India, parte nel maggio 1893 per il Sudafrica, dove si era insediata una grande comunità di indiani.
Colpito dalle vessazioni razziste dei bianchi, come l’essere cacciato da uno scompartimento ferroviario di prima classe, si pone come difensore degli immigrati indiani e forgia una dottrina originale fondata sulla non violenza, sull’autocontrollo e sul rispetto della verità (la “satyagraha“) necessari a fronteggiare sistemi politico-economico-culturali colonizzatori, caratterizzati da soprusi e sfruttamento dei deboli e/o delle minoranze locali e non.
Rientrato in India, traduce la dottrina della nonviolenza nella pratica della disobbedienza passiva e collettiva contro i governanti britannici per combattere la discriminazione e conquistare l’indipendenza. Ma al prezzo di diversi soggiorni in prigione.
L’azione nonviolenta è una tecnica con cui le persone che rifiutano la passività e la sottomissione, e vedono la lotta come essenziale, possono vincere il conflitto senza violenza. L’azione nonviolenta non è un tentativo di evitare o ignorare i conflitti. È una risposta al problema di come agire efficacemente in politica, ma non solo. Si tratta di esercitare il potere efficacemente.
In Italia dobbiamo ad Aldo Capitini (1889-1968) il diffondersi delle tematiche e delle tecniche nonviolente e, in particolare, la lunga lotta per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare.
Per Aldo Capitini, come per Ghandi, la nonviolenza era soprattutto una scelta rivoluzionaria nella quotidianità: entrambi ritenevano che la nonviolenza non è pensabile soltanto come rifiuto di fare il male, di agire male nei confronti delle creature, è anche un modo eminentemente attivo di intervenire e di essa fanno parte la nonmenzogna e la noncollaborazione con chi opera attraverso soprusi e ingiustizie.