Salvare il Pianeta è sempre più nelle mani di giovani di razze e culture diverse?
Sono quasi tutte donne a ricevere il Premio Goldman environmental 2020, una sorta di Premio Nobel dell’ecologia integrale, il più importante riconoscimento mondiale dedicato agli attivisti ambientali: quattro donne e due uomini che operano alle Bahamas, Ecuador, Francia, Ghana, Messico e Birmania.
La 31esima edizione del Premio valorizza l’impegno di questi “sei leader coraggiosi e generosi che stanno lottando per ottenere importanti cambiamenti nonostante gli ostacoli e le difficoltà che devono affrontare. Sono una guida da seguire e dimostrano che ogni persona ricopre un ruolo vitale nella protezione e nella cura del nostro Pianeta ferito”. Fra loro, c’è chi ha combattuto due volte, contro il razzismo e l’inquinamento, chi ha sconfitto nei tribunali le grandi potenze dell’agroindustria, chi difende gli indigeni, chi ha insegnato alle banche d’Europa un altro cammino da percorrere.
Le vittorie ottenute sono per gli altri. Per i giovani, per le creature della Terra, per gli adulti di domani che abiteranno, si spera, in un Pianeta migliore, con un ambiente più sano e ricco di biodiversità.
Tra le esperienze premiate quella di Kristal Ambrose, 29 anni, è l’emblema di cosa una giovane studentessa, in grado di aprire gli occhi su un problema, può fare per migliorare la salute di questo Pianeta. Proprio come nel caso di Greta Thunberg!
Kristal era poco più che ventenne quando, con il sogno di diventare una biologa marina, si è imbattuta in una tartaruga intrappolata dalla plastica.
Dopo essere riuscita a fatica a liberarla si è resa conto dei danni che l’inquinamento da plastica crea agli ecosistemi marini: così è partita per una spedizione nell’oceano e ha osservato con i suoi occhi la grande isola di plastica del Pacifico, quella “zuppa” di tonnellate di detriti plastici che galleggia (e non solo) nel cuore del mare le cui dimensioni la fanno apparire come un sesto continente.
Allarmata dalla quantità di oggetti di plastica di uso comune – dai sacchetti alle cannucce – finiti nel mezzo del Pacifico, ha deciso di dar vita a una battaglia per cambiare le cose e nel 2013 ha fondato l’organizzazione Bahamas Plastic Movement : un’ associazione, senza scopo di lucro, che parte dall’insegnamento ai bambini, attraverso campi di volontariato, giochi e pulizie delle spiagge, per raccontare l’importanza di una corretta gestione dei rifiuti e i danni che questi possono fare se abbandonati nell’ambiente
Attraverso le sue idee, i bambini hanno imparato anche l’arte del riuso e il riciclo creativo di plastica.
Grazie al suo programma di educazione ambientale, Junior Plastic Warriors, fatto di attività di musica, danza e arte, è cresciuta di pari passo la sensibilità dei giovani, impegnati sempre di più nel riciclare plastica e, sull’onda verde condotta dalla ragazzina svedese Greta Thunberg, a combattere la crisi climatica.
Oggi, curiosamente, Kristal Ambrose,sta studiando in Svezia l’impatto dei rifiuti nei mari. II suo sogno è tornare nella sua isola, con maggiore consapevolezza e competenze scientifiche, per continuare la sua campagna contro l’inquinamento da plastica coinvolgendo “sempre più giovani in questa difficile battaglia”.
Per ora la sua battaglia più complessa è stata quella di riuscire a sensibilizzare governo e autorità politiche per un cambio di rotta, e dopo un viaggio dalla sua isola (Eleuthera) sino alla capitale Nassau, dove insieme ai suoi alunni è stata ricevuta dal ministero dell’Ambiente, ha ottenuto una promessa formale ad un impegno che quattro mesi dopo è diventato realtà. Le Bahamas hanno infatti annunciato poi il divieto di plastica usa e getta, con tanto di multe per chi inquina.