L’inferno delle ragazze somale nei Campi di raccolta migranti in Libia
in copertina. Foto Avvenire, immagine d’archivio: alcune donne detenute in un campo di prigionia a Tripoli / Robert Y. Pelton /Moas – Robert Y. Pelton /Moas
“Succede nel centro di detenzione ufficiale di Shar al-Zawyah, una prigione nella quale vengono portati i migranti catturati in mare dalla cosiddetta guardia costiera libica, in attesa del loro trasferimento in uno degli altri 28 campi di prigionia riconducibili al governo di Tripoli. Le ragazze in passato sono state rinchiuse in gattabuie clandestine. Ma adesso che si trovano in una struttura statale assicurano che «è come essere prigioniere dei trafficanti”.
(Nello Scavo, Avvenire 22/6/2021)
Foto: La Repubblica
“Sono rimaste in cinque. Tutte minorenni. Tutte somale. La loro età è nota alla polizia libica. Ma non è certo l’essere poco più che bambine a metterle al riparo dagli stupri dei guardiani foraggiati, equipaggiati e addestrati da Italia e Ue. Anche se ieri Bruxelles ha scaricato le responsabilità su Roma.
Un mese fa due ragazzine, dopo l’ennesima sessione di abusi ad opera degli agenti, hanno provato a togliersi la vita. Entrambe sono state ricoverate in ospedale a Tripoli e visitate da personale di Medici senza frontiere, che ne ha chiesto l’immediato rilascio. Ma non c’è stato niente da fare. Le hanno di nuovo gettate in cella. Per continuare come prima”.
Giovani donne somale, Msf
MEDICI SENZA FRONTIERE SOSPENDE LE SUE ATTIVITA’ IN LIBIA E CON UN DRAMMATICO COMUNICATO CONTINUA A DENUNCIARE QUEL CHE ACCADE E NON ACCADE “SUI” MIGRANTI:
“Mancano le condizioni in sicurezza per il nostro personale. Ripetuti episodi di violenza contro migranti e rifugiati. Le mamme non hanno neanche il latte per i neonati” (Nello Scavo, Avvenire 23/6/2021).
I centri di detenzione ufficiali a Tripoli – Msf Libya
I centri di detenzione libici, nei quali si trovano attualmente migliaia di migranti intercettati in mare dalla Guardia Costiera del Paese, sono tristemente noti.
Nonostante i continui appelli delle organizzazioni internazionali sulle condizioni disumane applicate al loro interno, dalla tratta delle persone alle violenze fisiche esercitate costantemente su donne e uomini lì rinchiusi, queste strutture non solo continuano a esistere ma sono legalmente sostenute dalla complicità finanziaria dei Paesi europei, Italia compresa.
Foto da video France 24 – Migrante detenuto nei centri in Libia
CHIEDIAMO PERDONO COME PERSONE E COME COMUNITA’ PERCHE’ NON RIUSCIAMO AD IMPEDIRE QUESTE DISUMANE VICENDE: SIAMO TUTTI RESPONSABILI!
Foto: Ansa.it
Nessuno può immaginare l’inferno che si vive lì… il lager di detenzione per questa gente che veniva solo con la speranza