Le donne italiane in piazza per la libertà di tutte, la “Rivoluzione della cura” e la sorellanza con le donne afghane

Le donne italiane in piazza per la libertà di tutte, la “Rivoluzione della cura” e la sorellanza con le donne afghane

“Tull quadze”, che in pashtu, una delle principali lingue afghane, significa “Tutte le donne” è diventata la parola d’ordine per chiamare al “prendersi cura del mondo” e partecipare a Roma, in piazza del Popolo sabato alle 14.00. Il tam tam è partito dall’Assemblea della Magnolia. La magnolia è l’albero nel cortile della Casa internazionale delle donne di Roma, che è stata una storica casa di accoglienza del Buon Pastore.

Dalla pandemia abbiamo imparato una lezione: lottare per praticare quella cura che ha al centro la vita degli esseri umani, della natura e di tutti i viventi. Altrimenti, la risposta sarà sempre la stessa: ingiustizia, disuguaglianza, sfruttamento degli esseri umani e della nostra terra e alla fine guerra e distruzione. L’Afghanistan è il tragico specchio del cinismo di tutti i poteri, dei torbidi inganni del paternalismo della cura che funziona solo con i cerchi concentrici del prima la famiglia, la nazione, mai la comune umanità. Per questo, quel che accade in quel Paese è della stessa pasta delle morti nel Mediterraneo, delle torture in Libia, degli accampamenti nei Balcani, teatro di efferate violenze sui corpi delle donne.

(fonte: https://www.repubblica.it/politica/2021/09/23/news/donne_in_piazza_contro_femminicidio-318984381/

E NON DIMENTICHIAMOCI CHE IN EUROPA C’E’ UN FEMMINICIDIO OGNI SEI SECONDI!!!!!!

Foto: La Repubblica
Foto: La Repubblica

Vi rendete conto che prova di coraggio stanno dando le donne afghane? Che forza. Che lezione per tutti noi. Manifestano e rischiano la vita per la loro libertà. Dobbiamo farlo anche noi. Abbiamo il dovere di sostenere le nostre sorelle. Lo vediamo in questi giorni di proteste in cui le donne afghane si mettono a rischio, cerotti sulla bocca, le forme più disparate di una lotta sotterranea e poi visibile, e di nuovo sotterranea e poi visibile, per la libertà femminile.” (Laura Linda Sabbadini, La Stampa 23/09/2021)

“È stato un incidente, dici,
scusa se mi trovo tra il tuo pungo e il vuoto.”

(Landai, forma di poesia breve, anonima, nata in Afghanistan, che le donne utilizzavano in segreto per invocare l’amore, la libertà e per denunciare le violenze e i soprusi subiti).

COSA SI INTENDE PER RIVOLUZIONE DELLA CURA?

CURA significa attenzione, protezione, assistenza e premura e, quindi, si riferisce, da un lato, alla consapevolezza della dipendenza, dello stato di bisogno e della necessità della relazione, quali elementi costitutivi degli esseri umani, e, dall’altro, a concrete progettualità di cura. Si tratta di un preoccuparsi del mondo, non solo attraverso il lavoro, sociale o domestico, ma anche attraverso l’impegno per una trasformazione culturale, che possa portare ad un nuovo equilibrio tra tempi di lavoro ed extralavorativi, ad una idea diversa di farsi carico del vivente e di tutelare la casa comune che abitiamo”.

(fonte: https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-10/la-rivoluzione-della-cura.html)

 

URGE ATTIVARE UNA SORELLANZA DEI POPOLI
SU SCALA GLOBALE E NELLA QUOTIDIANITÀ:
per contrastare il paradigma socioeconomico dominante e restituire centralità ad un sistema che comprenda attività di cura e accudimento degli esseri umani, tanto in ambito domestico, ovvero privato, quanto in ambito sociale,
ovvero pubblico, tenendo insieme lavoro retribuito e non, 
guardando alle donne
come prime responsabili e protagoniste di questo cambiamento.