Violenze di gruppo a Milano nella notte di Capodanno: “seconde generazioni” allo sbando e fallimenti della convivenza tra italiani e stranieri in Italia

Violenze di gruppo a Milano nella notte di Capodanno: “seconde generazioni” allo sbando e fallimenti della convivenza tra italiani e stranieri in Italia

2 giovani fermati, 18 perquisiti e primi 12 indagati per le violenze in piazza Duomo, sia italiani che stranieri.  I due arrestati sono “italiani di seconda generazione” cioè componenti di famiglie provenienti dal Nordafrica (uno di origine egiziana, residente a Torino, e l’altro del Marocco, residente nell’hinterland milanese). Per la Procura di Milano sarebbero autori di “pesanti violenze sessuali quasi complete accompagnate da rapine di cellulari e borsette”.

Foto: La Repubblica

“Ho urlato cercando la mia amica, sono salita su un muretto per individuarla ma l’ho persa di vista. Nel mentre sono arrivate le forze dell’ordine con scudi e manganelli. Il gruppo si è dileguato, la mia amica era lì che cercava di coprirsi col giubbotto stretto sul petto, non aveva più indumenti addosso, senza reggiseno, senza slip, rannicchiata per terra piena di lividi, i pantaloni abbassati alle caviglie. È stata soccorsa da un poliziotto, un’ambulanza l’ha accompagnata in ospedale”. È il dramma di due delle vittime delle violenze di Capodanno in piazza Duomo così come raccontato agli investigatori. Prese di mira, accerchiate e abusate. “Veniva tenuta distesa a pancia in su, sollevata da terra, altri ragazzi la palpeggiavano ovunque” aggiunge una di loro. E ancora: “Tutto intorno era uno schifo – racconta all’aggiunto Letizia Mannella e al pm Alessia Menegazzo – C’erano molti ragazzi, chiunque passasse si prendeva la libertà di mettere le mani addosso”.

(Fonte: https://milano.repubblica.it)
Foto: Il fatto quotidiano

L’attività investigativa, basata sulla visione delle immagini dei sistemi di sorveglianza, sull’escussione di vari testimoni e delle stesse vittime e, infine, sull’analisi dei vari social network, ha condotto all’identificazione di 15 ragazzi maggiorenni e 3 minorenni, di età compresa tra i 15 e i 21 anni, sia stranieri che italiani di origini nordafricane, che, a vario titolo, si ritiene abbiano partecipato ai raid di Capodanno. (Fonte Avvenire)

MA CHI SONO QUESTI RAGAZZI?

  • Un esperto suggerisce:

Sappiamo che vengono da contesti urbani difficili, o problematici”, risponde Marco Terraneo, sociologo alla Bicocca, esperto di immigrazione e devianza. “Figli di italiani, figli di stranieri, con percorsi scolastici accidentati, spesso interrotti. Hanno legittime aspirazioni, ma non riescono ad accedere ai privilegi della nostra società“. Esclusi, marginali, eppure vorrebbero essere protagonisti di qualcosa, ma questo è impossibile, “e la marginalità sociale rende più facile la devianza, e la criminalità vera e propria”. (Fonte: Repubblica).

  • Un osservatore privilegiato – buttafuori di un noto locale notturno milanese – così guarda al fenomeno delle bande giovanili che si riversano nella metropoli milanese durante il week-end e le festività: 

Sono italiani, tanti. E maghrebini, e anche di quelli già nati in Italia, che parlano italiano benissimo. Ma così aggressivi, io non so cosa abbiano per essere così”. Sono i figli delle nostre banlieue, ragazzi infelici e cattivi, attirati come le falene dallo scintillio della metropoli di cui conoscono quattro o cinque indirizzi: i Navigli, corso Como, la Centrale, piazza Duomo, dove la notte di Capodanno la loro rabbia si è scaricata sulle nove ragazze, in quel gioco orrendo della caccia alla donna. Non possono andare da nessuna parte perché non hanno soldi, neanche alla Rinascente a dare un’occhiata, vedono il lusso da fuori, imitano i trapper nei vestiti, ma sono per lo più imitazioni scadenti di felpe e cappellini. Farebbero qualunque cosa per avere un paio di sneaker come si deve, schifano i genitori, intesi come perdenti, schiavi, che non possono dar loro più di quello che danno. Operai, muratori, badanti, spesso hanno figli così, e l’etnia non c’entra. (Fonte Repubblica)

COSA CI SEGNALANO?

Siamo di fronte alla trasformazione di una modalità di aggregazione giovanile travolta dalle potenzialità della rete e dei social. Gli attuali gruppi rimandano alle vecchie «compagnie» in un mondo che durante la settimana si frequenta più sul web che di persona, ma che si «aggrega» spesso per etnia di provenienza e a volte per comunanza di problemi più che di interessi. 

 La notte di Capodanno milanese ci consegna la responsabilità di ripensare in reti istituzionali, pubbliche e private il modello di integrazione italiano facendo tesoro delle esperienze critiche di alcune nazioni europee tra cui Germania, Francia e Inghilterra.

Per noi le strade per una convivenza rispettosa delle differenze sono tracciate nelle Posizioni della Congregazione e nel Piano Strategico dell’Unità Italia-Malta.