La solidarietà non è reato e la fraternità non dipende dal colore della pelle
Andrea Costa, presidente dell’associazione Baobab Experience ieri è stato assolto – assieme ad altre due attiviste – dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, traffico di esseri umani, per aver raccolto 250 euro necessari a nove persone in transito da Roma verso Ventimiglia.
“L’assoluzione dei solidali della onlus romana Baobab Experience («Il fatto non sussiste») è una decisione emblematica nella contesa tra accoglienza umanitaria e chiusura dei confini. Non è un fatto nuovo, perché altre sentenze analoghe l’avevano preceduta, come l’assoluzione di Carola Rackete confermata dalla Cassazione, o quella dei volontari di Linea d’Ombra di Trieste, Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, dediti al soccorso di chi arriva in città dalla rotta balcanica. Finora tutti i procedimenti giudiziari contro persone e ong impegnate in forme spontanee di aiuto verso i migranti, e segnatamente verso i richiedenti asilo, si sono risolti in assoluzioni, ossia in sconfitte per gli accusatori.”
(Fonte:avvenire.it/opinioni/pagine/la-solidariet-non-reato-si-affermi-una-volta-per-tutte)
Immagine: https://mobile.twitter.com
Questa vicenda – nelle accuse e nell’assoluzione- è analoga a quella vissuta da attivisti che alla frontiera italo-francese, sostengono i migranti nel tentativo di passare il confine, attraverso le Alpi. Nel luglio del 2018, infatti, la Corte costituzionale d’Oltralpe giudicò incostituzionale la condanna dell’agricoltore Cédric Herrou condannato, come diversi altri, nel 2017 e posto agli arresti domiciliari.
Quella fu un’assoluzione di fondamentale importanza: il sostegno disinteressato a una persona migrante non può essere perseguito, in nome di quel ‘principio di fraternità’, che va posto sullo stesso piano degli altri due principi fondativi della Repubblica francese, la libertà e l’uguaglianza.
Foto:www.fanpage.it
È lecito sognare, dunque, che s’investa la Corte costituzionale italiana perché si possa arrivare a un solenne e definitivo pronunciamento, in sinergie con quello dei massimi giudici francesi: il cammino delle solidarietà profonde, senza ingiustizie e discriminazione di pelle e di razza, è lungo e tortuoso. È molto doloroso ciò che accade alla frontiera polacca: si accolgono generosamente i profughi ucraini e si respingono i migranti africani, asiatici e mediorientali che lavoravano proprio in Ucraina!
Foto: avvenire.it
«Ci hanno detto “No Blacks”, e ci hanno fatto scendere dal bus che stava attraversando la frontiera con la Polonia. A me, alla mia famiglia e ad altri immigrati» ha raccontato un attivista nigeriano, padre di tre figli, all’Independent.
«Mio nipote, cittadino del Marocco, è stato respinto alla frontiera tra Ucraina e Polonia. Dopo varie peripezie, con tutta la documentazione, stava tentando di fuggire dall’Ucraina ed entrare in Polonia per prendere un aereo e tornare a casa» ha denunciato una donna italiana su Twitter. Razzismo a tutto tondo, in parole povere.”