Chiamate alle azioni per far fiorire la vita/2
Chiamate alle azioni per far fiorire la vita/2
A cura della Redazione
In questi tempi di intenso impegno nella missione spesso viviamo situazioni complesse in cui è necessario ritrovarsi, alzare lo sguardo e continuare a fare insieme pensiero su quello che abbiamo osato nominare la Grazia di “un nuovo, terzo inizio nella nostra storia”[1], nel solco della Dichiarazione di Direzione donata ad ogni sorella e ad ogni partner laica/o nella missione. Lo sguardo sugli orizzonti metodologici e valoriali promossi e accompagnati dalla Congregazione per noi si sta rivelando sempre più un’ancora indispensabile per resistere e continuare a lottare accanto alle persone vulnerabili travolte dalle “emergenze epocali”[2], ormai soprattutto straniere “dislocate”[3] e ad accoglierle con “sempre vicinanza, sempre compassione, sempre tenerezza”[4], in sintonia costante col patrimonio spirituale dei fondatori e col Magistero di Papa Francesco, contro la globalizzazione dell’indifferenza e i disagi tipici della modernità[5].
Oggi, ancor più di quando abbiamo iniziato le nostre riflessioni “a quattro cuori e più mani”[6], ci pare di poter dire, che le energie spirituali e vitali necessarie a rispondere alle Chiamate all’Azione nate dal cammino del Capitolo 31° dipendono soprattutto dalla comunione di intenti e di opere proprie di comunità trasformative[7] che, oggi, assieme ai partner laici , osano considerare la missione in modo creativo[8] e riescono a viverla in complementarietà, corresponsabilità, e delega di poteri [9]. Le comunità trasformative coltivano anche una dimensione contemplativa della vita come modo di essere “pienamente attivi, pienamente consapevoli, pienamente vivi” secondo una spiritualità ospitale[10], adulta[11], aperta[12]. Nelle comunità trasformative SONO riconosciute diverse sensibilità, culture e prospettive religiose, da mettere in dialogo e in alleanza tra di loro, nella ricerca della crescita integrale, del rispetto e nella consapevolezza che siamo parte di un tutto che immensamente ci trascende e nel quale siamo profondamente immersi e di cui prendersi cura nella condivisione di valori comuni di giustizia, riconciliazione, misericordia, nonviolenza.
È proprio vero che nelle circostanze nelle quali si va delineando “un nuovo terzo inizio” “Le Congregazioni si trovano in situazioni critiche che esigono pianificazioni a lungo termine su questioni strutturali, organizzative, finanziarie e logistiche. La nostra cultura radicata su compiti da svolgere fa sì che per molte persone è più semplice buttarsi prima di tutto su aspetti concreti e tangibili. Forse è difficile concentrarsi su processi e progetti creativi che sottendono la vita collettiva interiore delle Congregazioni e che permettono ai membri di parlarsi partire da una profondità contemplativa[13].”
Forse complementarietà, corresponsabilità e delega di potere[14], oggi possono essere viste come tre modalità di stare insieme nella missione che sfidano soprattutto mente e cuore delle comunità apostoliche, in quanto a loro è rivolta la principale responsabilità di abbracciare l’ideale della chiamata alla trasformazione radicale, intesa qui come via necessaria per accogliere, assieme ai partners laici, le Chiamate all’Azione contenute nella Dichiarazione di Direzione. La prima Chiamata all’azione, relativa alla Nuova struttura di governance, dovrà infatti ispirare processi operativi più giusti e inclusivi, cioè più capaci di integrare e valorizzare le tante diversità in interazione nelle realtà locali impegnate a produrre servizi realizzando contestualmente la missione del Buon Pastore per la continuità del carisma dei Fondatori. Ne va della credibilità e della coerenza della testimonianza che, a sua volta, diventa via per trasformazioni diffuse…via via più profonde che potranno attrarre vocazioni nuove alla nostra missione e ai suoi valori di giustizia e riconciliazione formalizzati nelle Posizioni di Congregazione.
Questa via è impervia, ci chiama a cammini nuovi, a viaggi specifici e convergenti: “ci apriamo allo sconosciuto, all’incerto”, ha recentemente sintetizzato Suor Yolanda Sanchez, aggiungendo che nella trasformazione entrano in gioco motivazioni, significati e sentimenti profondi e generativi. “Quando vi trasformate, la rivoluzione avviene dentro di voi,…e si presenta alla vostra parte esterna sotto forma di molteplici comportamento, più agilità, vivacità, potenza[15]. Questo incoraggiamento vibrante e fondato, trasmesso a Fatima durante la Seconda Assemblea Precapitolare, ci esorta ad andare verso cambiamenti non pianificati dall’alto da un leader, ma ad attivare processi che favoriscono la “possibilità permanente di trasformazione che consente l’adattamento organizzativo alle condizioni del contesto, in cui il leader sviluppa processi che gli consentano di guidare, piuttosto che dirigere. Ma questa trasformazione può avvenire solo con l’impegno di tutte le parti interessate, di tutti i membri dell’istituzione[16].”
La metafora del viaggio spirituale è da sempre presente nei percorsi esistenziali ed è stata più volte richiamata anche nel 31°Capitolo Generale per esprimere la dinamicità della vita, che è movimento e trasformazioni continue. Oggi ciò assume una risonanza particolare, immersi come siamo nelle rapide mutazioni delle nostre società e della nostra Casa comune. La velocità dei cambiamenti ci rende tutti confusi, smarriti ed incerti: la complessità in cui siamo immersi, circonda, sovrasta e sfida anche e soprattutto la nostra vita consacrata, ma “lì dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva” [17] incoraggiano anche i poeti.
Oggi, nell’invitare i Partners di missione alle Chiamate alle azioni, le comunità apostoliche sono più che mai chiamate ad integrare la dimensione personale con quella comunitaria per favorire alcuni passaggi dalla predominanza dell’aspetto individuale alla costruzione di legami comunitari e alleanze territoriali in cui lo spazio vitale di ciascuno è vissuto in connessione, interdipendenza, complementarietà con quello degli altri e con l’ambiente. Possiamo dire che per certi versi le Chiamate all’azione costituiscono, per le comunità apostoliche, un’opportunità per rivisitare le tre sfide del Piano Strategico[18] che sono state l’esito di un accurato discernimento a cui hanno partecipato tutte le comunità, come un percorso di resilienza e riconciliazione per la missione[19], tanto accidentato quanto vero.
Queste tre sfide ancora oggi esprimono le vie locali decise per rilanciare la missione e rispondere con più urgenza al grido del nostro mondo ferito…per la costruzione di un futuro che sarà spirituale o non sarà”[20]. Esse ci richiamano anche ad alcuni passaggi che rimandano alla radicale novità del Concilio Vaticano II circa la vita consacrata:
“…La religiosa oggi è obbligata a passare
da una situazione di possesso ad una situazione di inserimento,
da una posizione di autorità ad una posizione di collaborazione,
da un complesso di superiorità religiosa,
a un sentimento di fraternità,
da un complesso di inferiorità umana
ad un’aperta partecipazione alla vita,
da una preoccupazione di ‘conversione morale’
ad un impegno missionario.”[21]
Toccherebbe allora soprattutto alle Sorelle, mentre con i partners laici nella missione rispondono alle Chiamate all’azione, impegnarsi a costruire e rigenerare quotidianamente, attraverso nuovi stili di vita e di relazione, il tessuto comunitario? Come non indietreggiare di fronte alle fragilità umane congiunturali e strutturali rese più pesanti dall’attuale contesto sociale e culturale italiano (ma non solo) visto come un fiume stagnante che non riesce più a ricambiare la sua acqua[22]?
Tutto è incerto, ma non tutto è perduto e tutto torna. Vision e mission del nostro piano strategico sono sempre attuali[23] e possono dialogare sia con le chiamate all’azione in corresponsabilità, complementarietà e delega di poteri, sia con i processi di unificazione della futura regione Europa sud che ha nel cuore la sostenibilità dei servizi e la continuità del carisma. Questo “cambio d’epoca esige di ripartire dal ‘legame fraterno’ spirituale e sociale.”[24]
La speranza e le energie ci vengono dal miracolo umano delle solidarietà tra diversi realizzato con Gesù: la moltiplicazione del pane e dei pesci ci offre anche una chiave per trattare le mancanze e comprendere la complementarietà in chiave spirituale…non è San Paolo che ai Corinti (ma anche a tutti noi) ricorda “quando sono debole è allora che sono forte”? E che dire della via che ci indica Santa Maria Eufrasia: “l’umiltà è come l’ancora che vi manterrà stabili in mezzo alle tempeste”.
Prendiamo fiato con la preghiera di intercessione preparata da Suor Yolanda[25] per l’incontro di Fatima: c’è tutta la luce della Grazia di cui abbiamo bisogno!
Dio aiutaci
a cambiarci e trasformarci,
a trasformare le nostre vite e il nostro mondo,
a riconoscere la necessità di farlo,
ad affrontare il dolore di aver perso la strada,
ad uscire dalla comodità della mia vita,
a fare il passo verso l’ignoto,
a provare la gioia di farlo.
In questo modo possiamo intraprendere il viaggio senza comprendere
tutto, senza conoscere le difficoltà e le sfide, nemmeno la destinazione.
Amen.
(continua)