A un anno dal naufragio di Cutro: gestire le frontiere o riparare le ingiustizie?

A un anno dal naufragio di Cutro: gestire le frontiere o riparare le ingiustizie?

Sembra incredibile, ma è vero: all’indignazione e al dolore seguiti a quella che fu definita “la strage di Cutro”, a livello politico istituzionale l’Italia e l’Europa perseverano nelle strategie di respingimento e di difesa dei confini. Il 20 dicembre 2023 il Parlamento europeo ha raggiunto un accordo, considerato “storico”, sulla gestione dei migranti e richiedenti asilo. Di fatto si tratta di un’ulteriore “deriva delle politiche migratorie” (Fonte: avvenire.it). I soldi dell’UE terranno ancora più lontano i migranti dalle nostre frontiere.

VIETATO DIMENTICARE!
Il 26 febbraio 2023 un’imbarcazione partita dalla Turchia
con a bordo circa 200 persone si spezzò in due
a pochi metri dalla riva del litorale di Steccato di Cutro.

Foto: www.it.euronews.com

LE AUTORITÀ ITALIANE ERANO STATE AVVISATE.
NESSUN SOCCORSO ATTIVATO:
94 morti accertati di cui 35 minori,
80 sopravvissuti e non si sa quanti dispersi.

UN ANNO DI PROMESSE MANCATE E DI DERIVA UMANITARIA
I FAMILIARI INVOCANO GIUSTIZIA A VERITA’

Un anno dopo la storia di Cutro è quella delle tante promesse mancate di un governo che ha pure avuto la sfrontatezza di legarne il nome ai decreti che hanno stretto le maglie dell’accoglienza, negando diritti e futuro anche a chi su quella spiaggia ha perso tutto.

Niente status di rifugiato, niente ricongiungimenti familiari, persino niente Dna per l’estremo pietoso atto di dare un nome a quelle salme sepolte con un numero sulla bara.

Immagine:www.rainews.it

Un barlume di speranza e recupero in umanità viene dalla recente sentenza definitiva pronunciata dalla Corte di cassazione ha infatti confermato la condanna per il comandante di un rimorchiatore italiano che aveva soccorso 101 migranti e li aveva poi affidati ad una motovedetta libica: la Libia è «porto non sicuro» e facilitare la riconsegna dei migranti alle autorità di Tripoli è un crimine.

ANCHE SULLA ROTTA BALCANICA
LA SORTE DEI MIGRANTI NON È MIGLIORE
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tornano in Macedonia: la denuncia dell’ONG Legis

Uomini senza vestiti camminano in fila indiana con temperature prossime allo zero, costretti a tornare a piedi dalla Serbia alla Macedonia del Nord. Il video, registrato nei primi giorni di febbraio da un residente di Lojane, vicino al confine serbo, mostra la difficile situazione dei migranti, con circa 50 persone che avrebbero subito la stessa sorte.

 URGE COLTIVARE LA SPERANZA PER CHI NON HA SPERANZA
#facciamoladifferenzacoimigranti
IL NAUFRAGIO DELLA NOSTRA UMANITA’ RESTA ’ IMPERDONABILE
AGLI OCCHI DI DIO E DELLE FUTURE GENERAZIONI