Nuove narrazioni intergenerazionali di giustizia e riconciliazione in contesto europeo

Nuove narrazioni intergenerazionali di giustizia e riconciliazione in contesto europeo

settembre 2024
a cura di Fiorella Capasso, partner di missione

È il registro del cuore a catturare la nostra attenzione, la Lettera dell’Equipe di Leadership della Congregazione dello scorso marzo ha fatto centro: ci siamo sentite molto interpellate dalla “nuova narrazione”[1] attraverso cui il Livello Generale si impegna a coinvolgerci per motivarci ad “abbracciare nuovi inizi, con speranza, coraggio e resilienza”. La condivisione degli “apprendimenti e intuizioni” emersi dalla loro riflessione sull’esperienza di impegno a due anni dal mandato ricevuto dal 31°Capitolo di Congregazione, testimonia bellezza e sguardi integrati che ispirano coraggio e fiducia:  

“…abbiamo a cuore gli incontri significativi e sentiti che abbiamo avuto vedendo, ascoltando e sperimentando i nostri partner in missione, in particolare le équipe di Leadership delle unità, le formatrici, le econome delle unità, le Suore contemplative, le suore più giovani e i partners in missione. Tutto ciò che abbiamo appreso attraverso queste sessioni e le nostre visite all’Unità ci ha offerto esperienze sia gioiose che dolorose, di cui i nostri cuori si sono rallegrati e rattristati con voi.” [2]

Nel solco del loro cammino ci sentiamo accompagnate a “diventare leader spirituali che infondono vita in ogni interazione e che si guidano a vicenda verso nuovi modi di essere, vedere, pensare e agire…in cui esercitare responsabilità e trasparenza”. [3] Tali qualità delle “rel-azioni” sono cruciali per dare inizio a nuove narrazioni capaci di alimentare appartenenze e, simultaneamente, toccare il  cuore delle più giovani generazioni, assieme alle quali  ci è  dato di vivere proprio in tempi di crisi della narrazione. [4] Oggi, infatti, la rottura dei legami comunitari e l’eccesso di informazione frammentante e intossicante  la vita personale, comunitaria e sociale, rischia di bloccarci  e isolarci in un eterno presente vuoto e privo di riferimenti credibili, coerenti e generativi. L’informazione, infatti, procede per addizione, accumulo e consumo. Essa non è portatrice di senso. Al contrario, invece, nel racconto, nella narrazione, il senso transita.  “Senso”, infatti, significa, originariamente, direzione, via.

Nella nuova narrazione riassunta nella Lettera dell’Equipe di Leadership di Congregazione abbiamo riconosciuto la via che anche noi da tempo stiamo tentando per assumere la sfida della “trasmissione” intergenerazionale del carisma e dello stile Buon Pastore nella Regione Europa Sud.  Ci stiamo provando con zelo e tenacia, tenendo conto di circostanze storiche e culturali penalizzanti, indubbiamente diverse rispetto ad altre Regioni della Congregazione. Qui, nel contesto italiano in particolare, operiamo in tempi stagnazione e di generale disaffezione per gli  ideali, tanto che il Rapporto Censis 2023 disegna un Paese di “sonnambuli, “ciechi” e spaventati dinanzi ai presagi: Alcuni processi economici e sociali largamente prevedibili nei loro effetti sembrano rimossi dall’agenda collettiva del Paese, o comunque sottovalutati…La società italiana sembra affetta da un sonnambulismo diffuso, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali, di lungo periodo, dagli effetti potenzialmente funesti.” [5]   

Nel contesto italiano, la sfida della “trasmissione” intergenerazionale presenta difficoltà strutturali evidenziate anche dal fenomeno della “fuga dal lavoro sociale” col rischio che le dinamiche di “trasmissione intergenerazionale del carisma” siano frenate, malgrado un grande dispendio di energie umane, spirituali, economiche, ecc.: “La trasmissione non è un movimento a senso unico…Non può comprendersi come il trasferimento di un oggetto da una mano all’altra. Esige una doppia attività: da parte di chi trasmette e da parte di chi accoglie la trasmissione. Vista nel gioco delle generazioni essa è legata al desiderio sia delle antiche che delle nuove. Alle nuove compete di determinare se sono disposte ad ereditare e cosa nell’eredità le interessa. Alle antiche è richiesto di ascoltare la domanda, cambiare la loro lingua verso un altro linguaggio…E’ evidente che non tutto passerà, che certi elementi ai quali eravamo molto attaccati saranno superati o ritrasformati, mentre altri saranno riconosciuti come tracce e si riveleranno fecondi…La storia non procede per addizione ma per ristrutturazione…La nostra speranza risiede sempre nell’elemento di novità che ogni generazione porta con sé…”[6]  Che profonda trasformazione radicale ci attende per la continuità dei valori di giustizia e riconciliazione “ereditati” dai nostri fondatori! Si tratta di una trasformazione delle coscienze da vivere assieme a tutti i partners, in missione e della missione, apostolici e laici, pubblici e privati che continuano a sognare un mondo di donne e uomini capaci di riconciliazione, giustizia e responsabilità.

Oggi siamo chiamate a camminare come partners che intrecciano i propri passi con quelli delle donne e degli uomini del proprio tempo. A questo, in fondo, invita anche Papa Francesco con i suoi tre verbi fondamentali per vivere la sinodalità: incontrare, ascoltare, discernere che ritroviamo alla radice della sua visione antropologica caratterizzata dalla apertura all’incontro con l’altro e non alla trasmissione di principi e prescrizioni. Incontrarsi, ascoltarsi e discernere possiamo considerarli anche i verbi della governance intesa come un processo di coordinamento di attori, di gruppi, di istituzioni che si incontrano e riconoscendosi, scelgono di allearsi per obiettivi discussi e definiti coralmente, in ambiti frammentati ed incerti, a vantaggio di ciascuno e del Bene comune.

Per questo, forse, abbiamo sentito così confortante la lettera dell’Equipe di Leadership: ci siamo sentite unite da comuni visioni e prospettive, in sinergia con le due direzioni proposte dall’Equipe: “realizzare una cultura universale di giustizia… essere una presenza riconciliatrice.” Abbiamo sentito che camminiamo in compagnia, sotto lo sguardo “apprezzativo” e incoraggiante dell’Equipe di Leadership. Ciò in continuità con la lungimiranza della Leader di Congregazione eletta nel 30° Capitolo, Ellen Kelly ci spronava al coraggio di andare avanti: Forwards: “Andare avanti, anche quando ciò che è Avanti è sconosciuto. Dio ci viene incontro mentre andiamo incontro al nostro futuro.”

Non a caso abbiamo scelto un’immagine della Visitazione così rappresentativa delle modalità adottate dall’attuale Equipe di Leadership nella governance della Congregazione, tutte volte a favorire “le relazioni, le integrazioni e il lavoro di equipe.” L’abbraccio intergenerazionale al centro del dipinto emana tenerezza, comprensione, gratitudine per la meraviglia del cammino che Dio ci propone. Gli sguardi sono i protagonisti dell’opera dell’artista italiano vissuto nel XVI secolo, veicolano nel tempo l’esperienza di un momento privilegiato relazionale e spingono anche noi, oggi, a non temere limiti e paure personali e comunitarie. Il futuro ci  chiama [7] con la sua forza spirituale e  ci attira trasformando speranze in azioni di Bene personale e Comune: “anche se non vogliamo Dio matura”.[8] Si tratta di un’immagine evocativa del mistero della vita nascente, del mistero della missione rigenerata, del mistero della Grazia e, soprattutto, dell’aspetto intergenerazionale, così sfidante per noi partners che- specie di Occidente, e,  più particolarmente, in Europa, viviamo in tempi bui,  di tramonto dell’autorità, [9] di rottura del patto tra le generazioni [10],  con la  conseguente crisi della narrazione. Questa, tuttavia come ogni crisi [11], presenta pericoli e opportunità.  Il pericolo abita costantemente la nostra società liquida [12]  – Però, come suggeriscono i poeti- “nel pericolo cresce ciò che ci salva.”[13] 

L’arte della narrazione come via post moderna alla “salvezza delle anime” secondo il linguaggio dei nostri Fondatori oggi si apprende all’interno di una vita vissuta all’interno di “contesti narrativi”, di processi in cui riconoscersi reciprocamente dentro la Congregazione e nel mondo, con gli altri-da-noi. “I nostri valori di amore, compassione ed equità ci spingeranno ad accompagnarci l’un l’altro nelle nostre vulnerabilità mentre sosteniamo, celebriamo e abbracciamo i nostri punti di forza.”[14]

La novità di una narrazione che oggi abbracci e ripari il mondo – per riattualizzare il linguaggio dei nostri Fondatori – sta nel riconoscerci tutte e tutti – senza distinzione – vulnerabili: il dolore diffuso, ma negato che rende buio il nostro tempo ha origine dalla fragilità delle relazioni che non generano legami. Questo dolore chiede di essere ascoltato, compreso, accolto e affrontato con cura e lungimiranza, a livello personale, interpersonale, comunitario e apostolico. È un dolore che si leva dall’umanità intera e che ci riguarda direttamente: la storia europea degli ultimi 500 anni, in particolare, ci lascia questa tragica eredità. La crescente disumanità con cui in Europa stiamo trattando i migranti in particolare e, più in generale, gli stranieri “ci trafigge il cuore” (Atti 2,37).

«Fratelli, che dobbiamo fare?»

Con il riferimento agli Atti degli apostoli vogliamo sottolineare le parole (la narrazione) di Pietro: esse riescono a trafiggere il cuore di chi le ascolta. Pietro era stato cambiato dalla sofferenza di Gesù che portò anche i suoi peccati nel suo corpo sul legno della croce e dalle cui piaghe era stato anche lui guarito, da quell’Amore che lo aveva guardato perdonandolo e recuperando lui, pecora perduta che non sapeva più come ritrovarsi e continuare a vivere. La sua è la sapienza che viene dall’esperienza di misericordia e perdono.

Le parole di Pietro alla folla sono come una freccia appuntita che coglie nel segno perché sa bene dove mirare, perché lui per primo è stato colpito. Quando dunque Pietro parla sa quel che dice, le sue parole vibrano della certezza di chi “ci è passato” e ha finalmente compreso. Ecco perché non solo insegna ma anche scongiura ed esorta.

Solo chi ha conosciuto l’amore e ha imparato ad amare, chi si è sentito errante ed è stato ritrovato “dal pastore e guardiano della sua anima”, riesce a trafiggere i cuori, a donare una sana inquietudine che però nello stesso tempo ha anche il sapore della pace. [15]

La Leadership di Congregazione sembra invitarci a vivificare processi di resilienza e cammini di umanità nel solco delle Posizioni riattualizzate dall’Ufficio Giustizia e Pace sulla Tutela di donne e minori contro la violenza di genere e la tratta, le Migrazioni, l’Ecologia integrale e la Giustizia economica, per liberare sguardi, parole, gesti ed azioni riparativi.

Il cambio d’epoca nel quale siamo immersi ci presenta un mondo strano e complicato che ci interpella e ci obbliga – specie in Europa – al confronto con un doloroso senso di perdita e di inadeguatezza. Questa è un’epoca di crisi multiple in cui le realtà carismatiche si trovano più di altre realtà umane a soffrire i travagli di una transizione epocale carica di confusioni e incertezze, ma potenzialmente più in grado di “riattrezzarsi” per scoprire altre vie e rigenerare la gioia del Vangelo a partire dai segni dei tempi. La partecipazione al cammino della Chiesa stimola a pensare e ripensare, a porsi nuove e antiche domande, in sintonia con una concezione del cristianesimo che “sempre si ripensa e si riesprime nel dialogo con le nuove situazioni storiche.”[16]

Infatti, i credenti in Gesù, prima di prendere il nome di Cristiani, vennero chiamati “quelli della via” (At 9,2). In ogni cambio d’epoca lo Spirito, che fa la novità, ha aperto nuove vie:

  • coi benedettini, al tempo delle invasioni barbariche;
  • con gli ordini mendicanti e S. Francesco, nel Medioevo;
  • con S. Vincenzo de Paoli nel ‘600 e San Giovanni Eudes per il rinnovamento spirituale della Chiesa e la dedizione ai poveri nella carità che riconduce al cuore del Vangelo, la centralità della misericordia di Dio;
  • con le Congregazioni e gli Istituti che fioriscono (e/o rifioriscono) dall’800 in avanti per prevenire/contenere sofferenze e ingiustizie in un mondo messo sottosopra da varie rivoluzioni che modificano i rapporti di forze e creano i nuovi assetti economico-sociali e culturali. In quest’ultimo contesto emerse la novità profetica e l’audacia di Santa Maria Eufrasia.
  • Oggi – attraverso la via della narrazionela profezia può nascere dall’ energia trasformatrice della debolezza capace di riconoscimento e di riconciliazione con l’ “altro” che è proprio il contrario della società dell’indifferenza, dei muri e della non-integrazione. Un’energia trasformatrice perché intergenerazionale e interculturale. Esposte come tutte e tutti – specie in Europa – a vulnerabilità strutturali che fanno emergere fragilità personali dolorose, quasi sempre inedite, inconsapevoli e spaesanti, il tempo presente ci chiama, evangelicamente, a fare – e a far fare- della debolezza una forza, nella quotidianità della Comunità e dei Servizi in ogni fase, condizione e contesto di vita, narrando e riattualizzando la bussola dei valori che riconosciamo nella vita spirituale e apostolica di Santa Maria Eufrasia: nella tempesta il cob è là; amate di un amore riconoscente; valorizzatele ai loro stessi occhi; in ogni persona c’è una fiammella….  FOWARDS!

Voi che credete
voi che sperate
correte su tutte le strade, le piazze
a svelare il grande segreto…

Andate a dire ai quattro venti
che la notte passa
che tutto ha un senso
che le guerre finiscono
che la storia ha uno sbocco
che l’amore alla fine vincerà l’oblio
e la vita sconfiggerà la morte.

Voi che l’avete intuito per grazia
continuate il cammino
spargete la vostra gioia
continuate a dire
che la speranza non ha confini.

David Maria Turoldo

[1]Dal Messaggio di Pasqua 2024 da parte dell’Equipe di Leadership di Congregazione che annunciava la condivisione di riflessioni e prospettive alla luce dei primi due anni di esperienza di governance.
[2] Lettera dell’Equipe di Leadership di Congregazione, marzo 2024, pag.1.
[3] Ibidem, pag.3
[4] Cfr. La crisi della narrazione, 2024, di Byung Chul Han, filosofo tedesco di origine coreana, candidato, secondo molti, ad essere il filosofo del nostro tempo.
[5] Cfr. https://www.censis.it/ /Sintesi%20Fenomenologico%202023.pdf. Ibidem, pag.1. Il CENSIS, CENTRO STUDI INVESTIMENTI SOCIALI, da oltre 60 anni interpreta la società italiana: “Giunto alla 57° edizione il Rapporto Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese nella fase di transizione che stiamo attraversando. Le Considerazioni generali introducono il Rapporto descrivendo una società con molte scie, ma nessuno sciame, con una direzione, ma pochi traguardi, in cui i meccanismi di mobilità sociale si sono usurati.” (Fonte: www.censis.it).
[6] Cfr. Françoise Collin, Un heritage sans testament, 2020
[7] Chiamati dal futuro, poema-preghiera di Padre Giovanni Vannucci (Cfr. anche il dipinto di Paul Klee L’angelo della storia)
[8] Rainer Maria Rilke, considerato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo.
[9] Cosa resta del padre? La paternità nell’epoca ipermoderma, 2017, di Massimo Recalcati.
[10] La restituzione. Perché si è rotto il patto tra le generazioni, di 2011 Francesco Stoppa, medico psicoanalista, presso il Dipartimento di Salute Mentale di Pordenone dove ha coordinato il progetto Genius loci: prove di dialogo intergenerazionale; Di generazione in generazione. La trasmissione dell’umano nell’orizzonte della fede. 2012, di G. Angelini, S. Ubbiali, M. Recalcati.
[11] Come illustrato nel noto ideogramma giapponese.
[12]  Modernità liquida, 2002, di Zygmunt Bauman. La liquidità è diventata la metafora per descrivere l’attuale fase dell’epoca moderna in cui le società non possono mantenere una forma perché non hanno una coesione interna e come i fluidi viaggiano con estrema facilità, per questo “scorrono”, “traboccano”, “si spargono”, “tracimano”, “colano”, “gocciolano” senza consistenza.
[13] Fredrik Holderlin (1770-1843), poeta tedesco.
[14] Dalla Lettera dell’Equipe di Leadership di Congregazione, pag.4.
[15] Dal commento di Don Primo Mazzolari.
[16] Laudato Sì, 121.