Umanità al bivio se i bimbi migranti traumatizzati vanno in «letargo» per salvare il loro mondo e il nostro mondo

Umanità al bivio se i bimbi migranti traumatizzati vanno in «letargo» per salvare il loro mondo e il nostro mondo

NON È UN VIRUS, NON È UN PROBLEMA GENETICO.
È UNA REAZIONE AL DOLORE, ALLA PAURA.

È passato quasi sotto silenzio uno straziante fenomeno registrato in Svezia da alcuni anni: i più piccoli tra i migranti, vittime di traumi e testimoni di violenza, soffrono di quella hanno chiamato sindrome della rassegnazione.

Riguarda esclusivamente bambini e bambine che sono arrivati in Svezia dalle repubbliche dell’Ex Urss, dai Paesi balcanici e, più recentemente, ragazzi di origine yazida. Qualche caso è emerso in Australia, sempre tra bambini immigrati.

Ha colpito centinaia di bambini tra gli otto e i quindici anni che cadono in una condizione prima di abulia e poi di letargo, di catatonia. E dormono, dormono per mesi o anni.

«Il primo report, su una rivista scientifica, è uscito nel 2005. “Restano passivi, immobili, muti, incapaci di dormire e bere, sono incontinenti. Non hanno reazioni al dolore fisico”. Un neurologo svedese, Karl Sallin, parla di psicogenesi culturale: la patologia si innesca quando il bambino interiorizza le regole dominanti della cultura in cui vive. Fuggiti dalla patria, non accolti nel Paese di arrivo. Non possono tornare indietro né andare avanti. La chiamano sindrome da rassegnazione, ma sembra piuttosto disapprovazione. C’è qualcosa di divino, nel sonno dei bambini rifugiati: uno sguardo che non ha bisogno di occhi per vedere. Sanno che le parole non servono. Ci parlano col silenzio. Ci giudicano. » (Concita De Gregorio)

Questi bambini in letargo “sanno che le parole non servono. Ci parlano col silenzio. Ci giudicano” …

Per risvegliarli ad una vita degna,
sta a noi mettere in circolo una coerenza interna
tra parole, senso e azioni
per aprire una breccia nella coscienza pietrificata della nostra umanità

LINK UTILI PER APPROFONDIRE LA QUESTIONE:

DALLA RASSEGNAZIONE ALLA SPERANZA NELLA VITA, COMUNQUE

La speranza

Ne ero certa.
Sarei annegata.
Troppo alte le onde
troppo piccola la nave
troppo lontana la costa
troppo spaventata la mente.
C’era un odore di fine
ed era estraniante il sollievo.
Finalmente smettere di lottare
di disperare
di soffrire.
Ma qualcosa dentro
si dimenava in agonia
e non riusciva a morire.
Era la speranza.
La speranza
è un dolore che non si arrende.
(Maria Letizia Del Zompo
Dal libro: “Passi. Versi di un incontro” – Nulla die 2017)